Pubblicato da Alessandro Violante il gennaio 10, 2015
Sembra ormai chiaro che, perlomeno dal punto di vista testuale, il minimalismo sia quella pratica, non chiamiamolo semplicemente genere, che, nelle sue varie declinazioni, stia proseguendo il discorso degli artisti industriali della prima ora. Post degli Alles è, prima della musica del duo polacco, un manifesto lirico, una dichiarazione prima di un mix tra minimal synth e granitico synth pop, è, in sostanza, una presa di coscienza ed un invito a pensare, oggi nel 2015, che cosa sia stato per capire che cosa abbiamo, dove siamo arrivati, dove potremmo arrivare e dove dobbiamo arrivare.
Per chi si fosse perso qualche puntata, ecco qual’è lo scenario attuale in cui Marcin Regucki e Pawel Strzelec muovono i propri passi: Post-modernism / Post-punk / Post-communism / Great POST. Dopo il comunismo (la storia di Solidarność e di Lech Walesa, dopo il fenomeno musicale del post-punk e dopo il postmoderno, quel momento storico-sociale che ci ha accompagnati in questa epoca ancora non ben definita, c’è la nostra vita odierna, il Grande POST di cui qui si cercano di definire le coordinate sociali e musicali.
Da quel che dicono i due artisti, ma da quel che è possibile vedere nel mondo attuale, quel che Marshall McLuhan profetizzò guardando avanti coi tempi e quello di cui la Scuola di Francoforte aveva paura si è materializzato sotto i nostri occhi e noi abbiamo dato una spinta essenziale affinchè questo accadesse. Citando la title track (non si potrebbe dire in maniera più stringata e comprensibile), oggi viviamo in un’epoca caratterizzata da rumore, sovrabbondanza di informazione, disinformazione e disorientamento (ed è proprio quello che brani come GPS e 404 vogliono trasmettere). Perfetto, questo scenario ci rappresenta al meglio. Il medium è il messaggio, tutto sta nel vedere cosa farne. Mosso dal profitto, secondo la teoria ipodermica di Harold Lasswell, questo ci viene lanciato addosso come un proiettile, e noi lo assorbiamo senza battere ciglio poichè il popolo non cerca il cambiamento. Certamente questo non è l’unico punto di vista ma è quello espresso dagli Alles, che in tedesco significa tutto.
Una piccola vena di speranza cerca di albeggiare: è l’onda che, onda dopo onda, pulisce e ricostruisce un mondo migliore. Qui l’onda è sia l’elemento acquatico, retaggio del forte cristianesimo polacco (nella religione cristiana l’acqua è un importante elemento di purificazione) che l’onda costituita dalle masse, dalle persone che, riunite in ondate, si fanno carico del cambiamento e lo attuano, demoliscono, distruggono, definiscono, di nuovo, di nuovo, di nuovo, indossano nuovi vestiti, cambiano l’ordine, preservano un senso…
Questo è, dal punto di vista tematico, il senso dell’album, e anche la cover artwork parla chiaramente: due monitor, non sintonizzati su alcun segnale se non sullo snow effect, riassumono il concetto di disorientamento nel maremagnum dell’informazione. Il duo è visibile in un terzo monitor, è l’ultima resistenza a questa condizione di passività mediatica, l’ultima voce che può trasmettere un messaggio.
Dal punto di vista musicale, la musica degli Alles non può non essere caratterizzata da una produzione e da suoni duri e meccanici, ricchi di invenzioni ritmiche e fortemente groovy, vicini, per molti versi, ad una versione synth pop minimalista dei Kraftwerk, un suono che si adatta molto bene al messaggio che si vuole esprimere. Se la title track e Maszyna sono due brani che incarnano perfettamente questa descrizione, Cokolwiek si presenta come un brano più lineare molto più influenzato dal post punk riletto in chiave minimal e Zero si regge su una ritmica 4 / 4 ridondante ed afroamericana svuotata di umanità e trasportata all’interno di un contesto cyber-ritualistico condito da backing vocals laceranti e disperate.
Gps ci immette nell’autobahn in cui i nostri invitano a seguire indicazioni per navigare in questo incubo, di conseguenza l’atmosfera risente maggiormente del synth pop, mentre Masy inscatola la ritmica veloce, sostenuta e granitica in una prigione senza finestre in cui il ritmo si fa oscuro, elettronico e prorompente. Electro pop scurissimo. Se 72 riprende in mano la formula synth pop per rielabolarla secondo una visione personale e arricchita di trovate elettronico-melodiche molto originali, My torna su un post-punk diretto ed immediato che ricorda una visione cibernetica dei Joy division, 404 rielabora presenta un minimal synth estremamente groovy e ricco di controtempi quasi sfociando nell’IDM e la conclusiva Fala ripropone la visione cyber-synth pop, anche qui condita da trovate intelligenti e da suoni e melodie mai scontate.
Pur essendo uscito ancora nell’anno appena trascorso, Post dei polacchi Alles è uno dei migliori dischi minimal synth degli ultimi tempi, un grandissimo debutto ricco di spunti, importante ed intelligente dal punto di vista lirico, musicalmente innovativo, che si distingue egregiamente in questo panorama musicale. Complimenti!
Label: Mecanica records
Voto: 9