Pubblicato da Alessandro Violante il dicembre 20, 2015
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Torniamo indietro per un attimo negli anni ’90. Era il 1990 l’anno in cui i finlandesi Advanced Art produssero il loro primo EP, un duo formatosi cinque anni prima, ma che allora, per la prima volta, diede alle stampe il frutto del suo lavoro. Il 1990 è stato un anno fondamentale per lo sviluppo della musica elettronico-industriale, EBM ma anche electro-industrial, ed i due finlandesi si resero protagonisti proprio del connubio tra melodie synth pop, spesso serrate ritmiche post-EBM (per quei tempi, che qualcuno poi chiamò proto-electro-industrial) ed echi dark.
Certo, non si tratta di una formazione particolarmente nota ai più e forse neanche della più originale di quei tempi, ma la musica del duo è stata sicuramente influenzata dalla realizzazione, in quell’anno, di una serie di album fondamentali: Too dark park degli Skinny Puppy, Caustic grip dei Front Line Assembly, The pleasure of penetration di Leather Strip, senza dimenticare Violator dei Depeche Mode. Oltre alla musica, quelli furono anche gli anni della grande attenzione-paura nei confronti del nuovo millennio alle porte e del cyberpunk (grazie a film come Blade Runner ma non solo, considerando quanto, anche in campo artistico, si è lavorato, in quel decennio, sulle esperienze di Realtà Virtuale). Il cosiddetto electro-industrial, infatti, si ciba proprio di certe tematiche distopiche e orwelliane, e sono le medesime tematiche affrontate dagli Advanced Art: la spersonalizzazione dell’individuo derivante dalla velocità del progresso tecnologico (qualcosa di cui aver paura), l’alienazione, la paura del futuro e, in un certo senso, un rifiuto, un’arrendevolezza tipicamente anni ’80 e “dark” (del resto, i due avevano cominciato a suonare proprio negli anni ’80, e anche esteticamente questo è ravvisabile).
Sembra però che, nonostante siano passati ben vent’anni (ormai quasi ventuno) dalla chiusura del progetto, i Nostri non siano stati dimenticati, come profetizzato nel loro brano No future (che recita there is no future for us), e infati l’italiana EK Product ha voluto rendere omaggio a questa realtà misconosciuta ai più che, però, sembra aver avuto un peso piuttosto rilevante nei confronti di tutto quello che ne è seguito, includendovi le band del roster della label, che oggi forse, almeno in parte, si sono ispirate al lavoro dei due finlandesi. Il doppio cd Archive è il frutto del recupero di un suono che forse oggi può sembrarci frutto del suo tempo (e sicuramente lo è), ma che è tutto fuorchè banale, anche se le influenze sono sempre ben visibili ed è difficile affermare che i due abbiano trovato una formula realmente originale.
Il primo disco è, quindi, un archivio contenente varie tipologie di brani, talvolta più vicini ad un genere che ad un altro: ci sono brani velocissimi e fortemente electro come la opener From nothing to nothing (dal titolo emblematico, una scelta di cui abbiamo parlato poco sopra) o Your product e Flesh, ma ci sono anche i brani più fortemente synth pop come Wake up, Tear open these scars o Blind, e c’è anche spazio per una strumentale futuristica in pieno stile canadese come Anthem. La loro musica è definibile come la compresenza di una linea vocale fortemente debitrice di Dave Gahan, un synth pop da fine millennio condito da pesanti atmosfere cinematografiche sci-fi e ritmiche veloci ed intricate post-EBM come si usavano un tempo (e come a molti piacciono ancora particolarmente), mai tralasciando però un gusto melodico-apocalittico.
Il loro synth pop, pur a volte essendo riconducibile a certi primi lavori dei già citati Depeche Mode, non è mai positivo, ma espressione diretta delle paranoie che in quegli anni erano nell’aria, e la loro musica è certamente il frutto di un disagio palpabile, più che della volontà di comporre per divertimento. Anche il sampling, anche se non prepotentemente presente, è una caratteristica importante di un suono che in quegli anni faceva da scuola, e questo si può ascoltare in ‘Til i beg for mercy, unitamente ad alcuni abbellimenti proto-industriali in Your product, che hanno il preciso compito di mostrare musicalmente un messaggio anti-capitalista, abbellimenti rappresentati dal sampling di strumenti da lavoro tipicamente industriali, come il martello pneumatico (che rimanda agli Einsturzende Neubauten).
Il secondo disco mostra invece alcune versioni demo che ci fanno capire quanto i Nostri avessero inizialmente più a che fare col synth pop che con la musica industriale, e ci presenta anche la loro incarnazione live, particolarmente energica e caratterizzata da una piuttosto marcata impronta punk.
Sarà per la mancanza di particolare originalità, sarà perchè i Nostri non trovarono il successo sperato o perchè furono a corto di idee, ma nel 1995, all’inizio della crisi (per così dire) dell’electro-industrial e dell’EBM, dopo un quinquennio particolarmente ricco di idee e di approcci musicali che ancora oggi godono di fama mondiale, l’esperienza dei Finlandesi si concluse, ma oggi, grazie agli sforzi della EK Product, possiamo riascoltare un lavoro, quello degli Advanced Art, tuttaltro che banale; al contrario, un piacevole viaggio nel tempo alla riscoperta di una gemma troppo spesso dimenticata.
Voto: 7, 5
Label: EK Product