Pubblicato da Alessandro Violante il giugno 18, 2013
Lo stile canadese dell’electro-industrial ha influenzato e continua a influenzare nelle maniere più diverse molto di quello che viene prodotto in terra statunitense e, in particolar modo, in quella canadese. Sarà che lì act come gli Skinny Puppy e i Front line assembly vengono considerati alla stregua di un patrimonio nazionale, e questo fa capire molte cose sull’apertura della loro cultura musicale. Ogni realtà che venga fuori da quelle terre e che in qualche modo fa della musica elettronica dalle tinte industriali cita questi numi tutelari come padri ispiratori di stirpe diretta. Alle volte si tratta di reali somiglianze, alle altre di una questione di profondo rispetto e nulla più. I Volt 9000 si collocano nel mezzo, da un lato presentati dalla Artoffact records, che sta diventando sempre più forte nel circuito dell’undeground, come fortemente ispirati dai nomi detti sopra, dall’altro legati ad un proprio approccio personale che li rende maggiormente inclini verso la soluzione pop, o comunque diretta alla creazione di una forma canzone piuttosto lineare, e verso, in chiave minore rispetto al recente passato, il nuovo genere chiptune, che affonda le sue radici nella storia della computer music. Tra questi due fuochi i nostri si pongono nel mezzo. Se, da un lato, il paragone con Puppy e FLA appare molte volte esagerato, quasi a voler cercare il sensazionalismo a tutti i costi, i nostri hanno qualcosa in comune con loro ma, in maggior misura, con un synth-pop / electronica velata di nerd music che contribuisce non poco a creare un substrato di leggera astrazione dal catchysmo puro il quale, altrimenti, sarebbe fortemente protagonista, più di quanto non lo sia già. Questo non è necessariamente un demerito ma è un voler porre l’attenzione sulla differenza tra quello che è il duo canadese formato da Cory Gorski e Andrew Dobbels e quello che sono alcuni storici act loro conterranei. Il loro primo disco non autoprodotto, molto atteso dalla critica e dai fan, è un concept album distopico, una rivisitazione del gioco di Monopoli, come è possibile osservare dalla copertina, orientato verso la modernità della grande città, dei palazzi, delle multinazionali e del controllo corporativo. Una tematica non certo nuovissima ma che conferisce interesse ancora maggiore nei confronti di un lavoro che sicuramente si pone più di qualche spanna sopra la concorrenza del genere (qualora si possa parlare di un genere ben definito), se non quello legato all’ampia accezione della musica elettronica. Non una collezione di inni decadenti e post-industriali ma una volontà di riesprimere questi concetti svuotandoli di una certa loro profondità e delle loro asperità musicali e concettuali, confezionando un prodotto godibilissimo da parte di qualunque appassionato di questa musica. Il paragone più diretto che è stato tracciato è quello con certi lavori del progetto solista di Nivek Ogre ohGr, e chi lo ha fatto non ha avuto tutti i torti. Non basta però la conclusiva title track a stabilire l’equazione tra le due parti. Volt 9000 è una creatura ben diversa ma comunque interessante in questo panorama.
Voto: 7/2 / 10
Label: Artoffact records