Suicide commando – When evil speaks

Pubblicato da Alessandro Violante il maggio 10, 2013

Suicide commando - When evil speaksIl ritorno di Johan Van Roy è uno di quegli appuntamenti immancabili per quanto riguarda i fan del genere harsh ebm, un sottogenere della musica post-industriale che conosce in questi anni un grande successo, ma, allo stesso tempo e in via più generale, la sua carriera rappresenta uno dei percorsi più importanti degli anni ’90-2000 all’interno del’universo post-industriale. Senza soffermarsi esageratamente sul passato, la carriera di Van Roy può essere divisa in tre blocchi: il periodo che và dagli esordi fino alla pubblicazione del primo full lenght, caratterizzato da sonorità di forte derivazione electro-industrial, di un secondo periodo che và dal debutto sulla lunga distanza Critical stage fino al terzo album Construct/Destruct, un periodo di transizione nel quale si annoverano i suoi lavori più importanti e poi quello odierno che comincia con Mindstrip e che prosegue fino ad oggi lungo la traiettoria dell’harsh o aggrotech che dir si voglia. Questa premessa, che la maggior parte dei lettori conosce, ha la funzione di introdurre un lavoro che si rifa al passato con uno sguardo verso il futuro, spostando nuovamente l’asse del male impersonato dal musicista. Dopo essere stato fortemente criticato per via della monoliticità della sua carriera, nella fattispecie da Mindstrip in poi, a sorpresa i dodici brani che compongono questo disco, undici escludendo l’introduzione, pescano a piene mani nel primigenio sound post-industriale e, in maniera più generica, in certe manifestazioni della musica elettronica, in particolare di quella degli anni ’80 e ’90. L’ennesimo concept album del musicista belga è incentrato sulla figura del serial killer Albert Fish, considerato uno tra gli individui peggiori entrati nella storia. Se da un punto di vista lirico Van Roy si mantiene ancora parzialmente ancorato alle liriche (mai positive nè politically correct)musicalmente l’introduzione, costruita su una melodia sinistra ma non fortemente distorta (così come nella tradizione harsh)trova la sua espressione nel primo vero brano del lavoro, Cut_bleed_eviscerate, che sintetizza nel miglior modo possibile l’incontro tra le ritmiche e i suoni del suo passato e quelli del passato della musica dalla quale proviene, così come anche la voce, più umana, sempre diabolica. La narrazione delle gesta di Fish continuano con un brano come My blasphemy, ancor più lento e intricato, che mette in evidenza un approccio quasi filosofico alle violenze delle quali le liriche parlano. When evil speaks, la title-trackè un episodio più tirato e diretto ma non per questo scontato, andando a recuperare maggiormente il vecchio sound senza tuttavia estremizzarlo. Monster funge da contraltare rilevando più di qualche traccia appartenente al periodo musicale dei primissimi full length, un brano sofferto, lento e particolarmente riflessivo che si focalizza sulla mente del killer e sulla porzione di mondo che lo ha visto crescere e diventare ciò che è stato. Attention whore è un altro brano che susciterà grande interesse nei dancefloor alternativi mostrando però un suono molto maturo e debitore degli artisti old school, tra i quali egli stesso. Repent or perish è un altro brano molto ricercato ed interessante così come lo sono anche i successivi, confezionando un lavoro che sembra non conoscere cadute di stile e che sembra collocarsi idealmente dopo il già citato Construct/Destruct. Se In guns we trust è un brano più ancorato al suo passato più recente, Time [Rewind] è un altro brano di grande interesse che sembra fuoriuscire da lavori come Stored images, proseguendo tra episodi più diretti ed incalzanti ed altri più macchinosi e riflessivi, fino a giungere alla degna conclusione, quella Song of no tomorrow che si ricollega idealmente all’opener e che evidenzia ancor meglio, qualora ce ne sia stato bisogno, la crescita dell’artista e la sua volontà di andare, ancora una volta, oltre gli schemi da lui stesso generati anni orsono. Il secondo disco di remix presenta una rilettura dei brani ad opera di alcuni tra gli artisti più acclamati degli ultimi anni, ma non è fondamentale. Il suddetto lavoro si posiziona tra i migliori lavori, nonchè tra i più completi, di questo musicista così fondamentale per lo sviluppo di una certa tipologia di musica.

Voto: ◆◆◆◆◇

Label: Out of line records

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