Pubblicato da Alessandro Violante il giugno 17, 2016
Esce per Ant-Zen, ma in collaborazione con la label scandinava Beläten, il nuovo cd di Michael Idehall. No Man’s Land, questo è il titolo dell’album dell’artista svedese che si muove in quella che lui stesso ha definito “seancetronica”, una musica che combina dark industrial ritualistico e sperimentazione sonora a livello di ritmiche, frequenze e voci opportunamente filtrate. Qui Idehall ci consegna un lavoro che raffina quanto fatto in precedenza (vi rimandiamo all’ottima compilation Deep Code Sol che raccoglie alcune uscite su cassetta da tempo sold out) con una cura certosina per un suono sempre riconoscibile e personale.
Probabilmente la seancetronica di No Man’s Land si è nutrita, oltre che del ritual industrial di artisti come Trepaneringsritualen (principale responsabile della Beläten) anche dell’angst pop di marca Galakthorrö. Per comprender il tenore del disco, si prenda ad esempio soprattutto la traccia che dà il nome all’album dove il ritual si sposa con inquietanti rumorismi e macabri vocalizzi ripetuti come dei mantra su paesaggi apocalittici.
I toni generali di No Man’s Land virano verso un dark ambient ipnotico, a tratti liquido, soprattutto in brani come Behind the Moon, mentre non mancano pulsioni post-industriali con toni electro-angst pop (Deep Code, Malleus e Raven of Abraxas), forse più leggeri rispetto ai lavori precedenti, ma non meno incisivi in quanto a contenuti. Quello che No Man’s Land perde in impatto immediato rispetto al noise-ritual aggressivo di un lavoro precedente come la cassetta Deep Code, lo guadagna in una cura per i suoni e per la stratificazione sonora da cui emergono comunque episodi inquieti ed evocativi come Howlings ed interessanti esperimenti come Angel of Fear, dove la voce femminile sullo sfondo ben si sposa con le distorsioni di Idehall. Non mancano tuttavia incursioni in oscuri antri noise in cui si affoga tra bordate di rumore ritmico, come avviene nella distopica Nightmare.
No Man’s Land è veramente un eccellente lavoro che conferma la qualità di una ricerca ritualistica e sonora che in Svezia affonda le radici in una tradizione “occulta” che risale alla Cold Meat Industry, a sua volta influenzata da diversi pionieri italiani come i primissimi Ain Soph e Sigillum S. Nel disco non mancano i riferimenti alla filosofia indiana (Yona) e al buddhismo (Of the Stupa), elementi che caratterizzano da tempo le ricerche artistiche e spirituali di Idehall.
Label: Ant-Zen, Beläten
Voto: 8