Pubblicato da Alessandro Violante il marzo 14, 2016
Uno su mille ce la fa! Il debut album dei Dioxide, Specular Mirrors, è un lavoro di chiara matrice IDM / braindance e il prodotto di una nuova creatura italiana formata dai ben noti Andrew Lagowski e Andrea Bellucci, che dimostra ampiamente quanto la materia elettronica intelligente non sia unicamente appannaggio delle scuole inglese e tedesca, ma quanto possa fiorire anche sul nostro territorio, e la Space Race Records, sublabel della EK Product, ha preso la palla al balzo, pubblicandolo il 5 febbraio.
Sebbene questa rappresenti la loro prima prova con questo monicker, i Nostri sono già dei maestri delle atmosfere rarefatte e dei ritmi sbilenchi e sincopati (già attivi con progetti importanti come Red Sector A e S.E.T.I), e in questi otto brani lo dimostrano chiaramente. Sebbene ai primi ascolti il loro possa sembrare un lavoro fin troppo monolitico (in maniera particolare per quel che riguarda le scelte ritmiche adottate), ascolto dopo ascolto esso rivela dettagli importanti che contribuiscono a definire maggiormente i singoli episodi di un lavoro che va ascoltato nella sua interezza.
Specular Mirrors (con l’ottimo artwork a firma Moreno Padoan / Xonar Records) è un lavoro estremamente cerebrale in cui qualsiasi costruzione ritmica e qualsiasi suono (nonchè le relazioni intercorrenti tra loro) sono matematicamente esatte, non lasciando nulla al caso e creando tutto fuorchè una musica puramente fisica, sebbene la conclusiva Segments of life, perfetta coda di un lavoro che inizia presentando toni molto cupi (No hidden places), proseguendo poi per i lidi ambient di Crystal device (matematicamente perfetta nella sua fragilità e delicata come un cristallo) e per la riflessiva e surreale titletrack, tentino un timido approccio meno cerebrale e più vicino a certa techno d’essai, ma il tutto dura ben poco. Si torna rapidamente alle intelligenti ritmiche tarantolate che molto devono alla scuola IDM inglese.
C’è comunque una certa durezza in certe ritmiche sorde di No hidden places e nella cyber-distopia di Systro 1.0, uno dei brani migliori di questo album e portatore sano di atmosfere alquanto stranianti, ma si tratta comunque di episodi rari. Uno dei momenti migliori di Specular Mirrors e, sicuramente, uno tra i più personali, è Biogenesi, un brano che inizia molto ambient e che si sviluppa pagando un tributo a certa goa d’annata (e questo avviene anche, seppure in misura meno sfacciata, nella conclusiva Segments of life), sfoderando suoni sintetici degni del più ispirato Juno Reactor ma anche, nelle conclusive oscure atmosfere, pagando un debito (piuttosto alla lontana) a certo electro-industrial degli esordi, per un brano che cresce pian piano e che lascia ampiamente soddisfatti.
Tra i momenti più particolari (e dissonanti rispetto al mood generale dell’album) vi è l’ambient straniante e spirituale della titletrack, che evoca paesaggi montuosi spettrali ed abbandonati, e questa impressione viene confermata da una cover artwork che ne mostra, in qualche modo, la rappresentazione grafica. Non tutti i brani di questo lavoro convincono allo stesso modo, in quanto a volte quel quid che permette ad un uno di loro di fissarsi nella mente dell’ascoltatore sembra mancare (ma nella braindance questo non è affatto semplice), ma siamo comunque dalle parti di musica destinata a palati sopraffini, risultato del lavoro e della magistrale esperienza di artisti navigati ed attenti anche alle più piccole sfumature.
Specular Mirrors è un ottimo biglietto da visita per i Dioxide, e il loro lavoro non passerà certo inosservato anche all’estero, o comunque questo è quello che gli auguriamo fortemente !
Voto: 7, 5
Label: Space Race Records