Pubblicato da Alessandro Violante il novembre 18, 2015
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I serbi Boris Noiz e Darko Kolar, gli Ontal, sebbene attivi solo da tre anni, rappresentano già alla perfezione il punto di intersezione tra la musica post-industriale, nella fattispecie il rhythmic noise, e la techno più oscura. Entropia, questo il titolo del loro primo lavoro per la Ad Noiseam, è una collezione di nove spaccati che fotografano questo incontro, declinandolo in modi diversi in base alla composizione. Parlare di canzoni è quanto mai inutile, perché quelle degli Ontal sono delle ricorsive, angoscianti ed alienanti lunghe composizioni, la maggior parte delle quali faranno breccia anche in certi ambienti di confine (e questo sta già parzialmente accadendo).
Poco importa quanto la techno avrà un ruolo preponderante nell’industrial ritmico del futuro: questi nove brani, nonostante la loro spiccata durezza, posseggono un appeal non indifferente, e la maggior parte di questi entreranno rapidamente nella testa dell’ascoltatore.
Entropia, facendo fede al nome dell’album, è un lavoro che, a seconda dell’episodio, mostra un minore o maggiore grado di “disordine”, disordine che deve essere interpretato come la difficoltà nella assimilazione del tema ritmico portante e dei suoi livelli subordinati in background. Brani con un minor grado di entropia sono la opener Foray, che si basa su una ritmica minimalista e violenta che, inizialmente sorda, esplode poi in tutta la sua primitiva forza grazie alla distorsione, e che viene divisa in due da uno spiazzante ritmo melodico piuttosto fuorviante; la titletrack, un ricorsivo assalto all’arma bianca che mostra non pochi parallelismi con i brani più volutamente insistenti dei Winterkälte; Invigorated, uno dei due brani che hanno preceduto l’uscita dell’album (l’altro è la titletrack), un cupo brano la cui precisa e minimale ritmica scandisce perfettamente il suo sviluppo. Al contrario, episodi come Loa, Terraform (questa insieme ai compagni di etichetta Fausten, ricambiando il favore presente nel loro ultimo album, pregevole episodio seppure più ballabile) e Steel forms (questa con 2nd Gen), presentano un maggior grado di entropia, e sono dei brani la cui fruizione corretta è da ricercarsi nell’esperienza dell’ascolto, piuttosto che nel battito del piedino a tempo.
Quest’ultimo è anche uno dei brani più interessanti, che flirta benissimo col noise e con una voce particolarmente distorta e sgraziata. E’ un brano molto più stilisticamente vicino al power electronics, piuttosto che al power noise. Anche Transmigration emerge molto bene: un ritmo spezzato (ma senza sbavature ritmiche) più vicino a certa IDM d’assalto, una versione molto sporca di certo lavoro di Aphex Twin, con dei suoni ricorsivi in chiave rhythmic noise. Sojutsu, invece, mette in campo una ricorsiva ritmica di matrice tribale che, piuttosto che il post-industrialesimo, evoca i balli africani, pur avendo un ritmo meccanico in sottofondo, evidenziando anche influenze retrò nell’uso di certi suoni quasi acid, anche qui citando l’onnipresente Richard D. James.
Spiritus ex machina presenta il lato più intimistico ed astratto della proposta, esibendo un ritmo spezzato dal gusto metallico ed una decisa atmosfera sonora da film sci-fi di serie b, l’ennesima riflessione sul rapporto uomo-macchina. Transmigration invece parte in punta di piedi e si evolve in una ricorsiva ritmica rhythmic noise sempre uguale a se stessa, volutamente alienante, che acquisisce uno status mistico-religioso grazie ad un mai preponderante alone ambient, che non ostacola mai realmente lo sviluppo del brano, sempre affidato alla ritmica meccanica.
La già citata Terraform esibisce suoni retrò spacey che poi lasciano spazio ad una secca ritmica ricorsiva che stende, senza mezzi termini, il padiglione auricolare dell’ascoltatore: la ritmica sorda può infatti essere molto più incisiva di quella distorta, soprattutto per la sua capacità straniante ed annichilente. Si tratta di un brano che, dopo una breve pausa rumoristica, torna alla carica, velocizzando i tempi fino a portarli a velocità supersoniche, degne della migliore hardcore techno.
Loa è un brano particolarissimo, in cui un ricorrente motivo di matrice onirica si ripresenta con una certa frequenza, mentre il ritmo tartassante ricorda l’incessante ticchettio di un orologio, e per questo comunica all’ascoltatore un’ansia nervosa ed angosciante senza eguali. Viene da pensare che, se questo fosse lo scopo di questo brano, ci siano riusciti veramente bene. La conclusiva Invigorated ha invece molto in comune con i brani più ragionati dello Swarm Intelligence di Rust (qui la recensione), anche lui suo compagno di label, col quale però qui non collabora direttamente.
Entropia va considerato come un esercizio sperimentale ed esperienziale, come un insieme di composizioni più o meno ballabili, sempre ricercate, mirate a suscitare stati di alienazione, agitazione, ed ansia, e in questo gli Ontal sono perfettamente riusciti a raggiungere il loro scopo.
Voto: 8, 5
Label: Ad Noiseam