Pubblicato da Alessandro Violante il novembre 20, 2015
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Non nego di non essere un appassionato di compilation, perchè di solito si tratta di prodotti che contengono un paio di inediti e molti remix, ma non è questo il caso di 25 years of HANDS, una splendida e completa panoramica di quello che la celebre label guidata da Udo Wiessmann ha offerto e ha da offrire, ovvero moltissimo: ben 48 nuovi brani (è bene dirlo) composti da 48 artisti differenti, ognuno dei quali, ad un ascolto attento, mostra le sue peculiarità stilistiche.
Dal 1990 questa realtà ne ha fatta di strada, ponendosi inizialmente alla ricerca di una propria identità, per poi giungere, nei tardi anni ’90, a rappresentare uno dei migliori esempi di sperimentazione post-industriale di nicchia, sia in ambito rhythmic noise che IDM, sempre manifestando la volontà di superare i confini dei generi per creare qualcosa di nuovo, di originale, e, coraggiosamente, grazie a questo approccio, la label si è dimostrata perfettamente in grado di gestire la sovrabbondanza di prodotti, molti dei quali simili tra di loro, che hanno affollato il mercato nei primi anni 2000.
25 years of HANDS non è una retrospettiva, ma un manifesto di quello che oggi, concretamente, Udo e i suoi possono offrire, e in questo sta l’intelligenza di questa operazione: la musica elettronica di nicchia si è evoluta, e questo è inutile negarlo, e forse qualche nostalgico non gradirà alcune forme di sperimentazione, ma la Hands ha sempre voluto che la musica promossa dalla label seguisse questa direzione: è incredibile come sia possibile trovare approcci così differenti in una stessa label il cui comune dominatore è il rumore. Hands says noise, sì, ma ciascuno lo dice a modo suo: sebbene, però, tutti i brani siano parecchio interessanti, ce ne sono alcuni più ispirati di altri, ed altri che, sulla carta, anche considerando la versatilità degli artisti coinvolti, avrebbero potuto dire molto di più e hanno perso, in un certo senso, l’occasione per farlo.
Appartengono alla prima categoria i nuovi brani di 16pad noise terrorists, Angina P, Ambassador21, Edgey, hyDrone, Last days of S.E.X, Needle Sharing e tanti altri, impossibile citarli tutti, mentre alla seconda appartengono quelli di Proyecto Mirage, Wieloryb, Geistform, Yura yura, MS Gentur, in netta minoranza. Si tratta di cavalcate a volte fin troppo monolitiche, che non rendono giustizia alla varietà di stili esibita nei loro lavori, ma poco importa: vi caricheranno e vi faranno saltare con le loro iniezioni noise.
Una compilation molto varia, dicevamo: vi si trovano tarantolate e coinvolgenti visioni post-industriali come quelle di Shorai, Heimstatt Yipotash, Morbus M, così come l’IDM di Totakeke e la splendida quanto particolare gemma firmata da Schachtanlage Gegenort, un brano decisamente sperimentale e fuori dagli schemi. Ritroviamo in splendida forma il tribablismo ritmico a braccetto con la musica ritmico-industriale dell’ottimo Syntech, la miscela ambient-sognante di Talvekoidik, l’evoluzione del rhythmic industrial particolarmente riuscita dell’ottimo SaturmZlide, la monumentale cavalcata drum ‘n noise dei padroni di casa Winterkälte, l’assalto crossbreed degli Illegal Tradee il genio compositivo di Ambassador21 e Tatlum, a metà tra industrial hardcore e ritmiche industriali in costante mutazione, tra beat distorti hardcore e scratch (per quanto riguarda i primi), il particolarissimo sound cinematografico e sintetico degli Incite/, la versatilità a metà tra sperimentale e ballabile di Kaibun, e molti altri che, per ragioni di spazio, è impossibile citare. Ascoltare, in questi casi, è la miglior cosa.
Attenzione, però: molte sono anche le classiche bordate tipicamente rhythmic noise, e sono emozionanti: Monolith, Mono No Aware, Edgey, Hezzel, <1949> (quest’ultimo contraddistinto da uno stile molto vicino al songwriting di Sonar) sono pronti a farvi scatenare, così come vi faranno scatenare i brani di matrice più dark techno come quelli di Cervello Elettronico (a dir la verità, un po’ di confine), Cacophoneuses e Geistform.
25 years of HANDS è anche una occasione, per chi scrive, per scoprire realtà da tempo assenti sulla lunga distanza, ma tra le più interessanti: il nuovo brano di Angina P, tra richiami early rave e coesistenza di più mood e ritmi diversi, tra atmosfera e ritmo spezzato, è uno dei brani più intensi e particolari, che richiama, neanche troppo velatamente, certo sound dei ’90. Lo stesso dicasi di un brano particolarissimo come quello di Norm, un lunghissimo ed alienante mantra ritmico-industriale, sinfonia di grandi città. La palma d’oro, per chi scrive, va comunque a brani come quello di hyDrone, che dimostrano come ancora, dopo ben 25 anni, lo spirito avanguardistico di ricerca sia ben lontano dall’essersi esaurito: trattasi di un bellissimo brano che esplora concettualmente il suono, che lo ripensa, che ci gioca, e che tenta di trovare una nuova forma di espressione ricominciando da capo, perchè a volte è solo in questo modo che è possibile partorire nuove idee.
Concludendo, la Hands Productions taglia il traguardo dei primi 25 anni di attività con una compilation veramente brillante, che non conosce cali di ispirazione, e che mostra quante diverse frecce al suo arco abbia ancora a disposizione. Non una retrospettiva, ma una bellissima fotografia del presente che ridisegna le molteplici coordinate di una label che, seppur avendo sempre mantenuto i suoi trademarks, ha recentemente dimostrato di essere aperta e presente in quelli che sono i cambiamenti musicali (e di formato) che stanno attraversando la musica elettronica di nicchia. Non semplicemente IDM, non semplicemente rhythmic noise, nè industrial, ma, come scritto nel pregevole box in questione, electronic music and art. Since 1990.
Voto: 9, 5
Label: Hands Productions