Pubblicato da Alessandro Violante il ottobre 16, 2015
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E’ passato esattamente un anno da quando Hélène De Thoury e Amandine Stioui, il duo francese delle Minuit Machine, si presentò ad un più grande pubblico con il loro suono algido, freddo e contraddistinto dai testi malinconici e permeati da arrendevolezza e tristezza di Live & destroy, e nel frattempo Hélène ha prodotto un EP come Hante, uno dei più riusciti lavori minimal synth degli ultimi tempi, che minimizzava l’apporto vocale e, al contrario, ampliava le trame melodiche ricche di pathos.
Violent rains risente parzialmente di questo processo evolutivo e si presenta come un lavoro sicuramente meno monolitico rispetto al suo immediato predecessore e, per questa ragione, forse di più difficile assimilazione, sebbene i dieci brani ivi contenuti (includendovi il remix di She Devil, originariamente contenuto nel loro EP di debutto Blue Moon del 2013), siano tutto sommato abbastanza catchy.
Sebbene il duo non abbia mutato radicalmente le proprie coordinate, sempre rimanendo fedele ad un sound di ispirazione anni ’80, è bastato loro un anno per cambiare, per molti aspetti, il loro suono ma anche i loro testi. Come già detto prima, l’esperimento Hante. ha rappresentato per Hélène il giusto banco di prova per uscire dagli algidi confini del debutto, e il risultato qui si sente poichè le trame melodiche, qui maggiormente influenzate da certo synth pop, sono volutamente più articolate e meno statiche rispetto al passato, e lo stesso accade nella costruzione delle ritmiche, molto meno inquadrate e molto meno monolitiche. Le linee di drum machine sono molto più imprevedibili rispetto al passato, e i beat sono più vari e piuttosto frequenti, conferendo ai singoli brani una notevole longevità.
Questa sensazione di sicurezza da parte della compositrice la ritroviamo anche nel cantato di Amandine, che in questa sede è molto più libero dalle gabbie del passato, e questo miglioramento viene posto subito in evidenza, assumendo tonalità caleidoscopiche che si sposano molto bene con le altrettanto caleidoscopiche costruzioni melodiche. Oltre all’aspetto puramente vocale, rispetto ai testi del passato, è evidente, sin dal titolo scelto per l’album, che Amandine abbia guadagnato coraggio e forza, in alcuni casi anche rabbia, un sentimento a volte necessario per uscire dal baratro nel quale gli errori inevitabilmente ci spingono.
Questo è evidente nel brano promozionale dell’album, Battles, che rappresenta, in un certo senso, una sorta di superamento del concetto di “destino implacabile”. Il nostro destino è nostro, nessuno ce lo può rubare, e il coraggioso testo conseguentemente influenza la musica (e viceversa). Il loro nuovo suono è infatti meno gelido e distante, più fisico e post-punk: in poche parole, più diretto. Questa fuoriuscita dalla gabbia di vetro dietro la quale proteggersi dai problemi quotidiani è evidente anche in Black is my anger e Inner self. E’ folle essere qui da sola, ma sono calma ed invincibile. Dietro questo coraggio si manifesta comunque la latente paura di rimanere soli, percepibile in brani come Famous or dead e l’opener June 7 (dal punto di vista strumentale, forse il brano migliore, quello più influenzato dal suono di Hante.). Di certo, essere usciti da una sfera prettamente underground ed aver suonato molto in giro per festival e luoghi diversi ha aiutato il duo a guadagnare quella fiducia in loro stesse che non può fare altro che aiutarle a creare musica originale.
Il trademark lirico negativo (ma qui non arrendevole, rispetto al passato) è comunque presente in brani “classici” come Everlasting, Relapse e The earth. Sto cadendo, penso di stare perdendo ancora, il passato non mi lascerà mai andare, questo peso non abbandonerà mai il mio petto. Nonostante questo, Amandine trova la forza di guardare davanti a sé, stringendo i pugni.
Sempre comunque facendo fede ad un trademark soft, mai eccessivamente incisivo, le Minuit Machine manifestano un cambiamento evidente sin dalla cover artwork: lasciando da parte le geometrie perfette ed artificiali di Live & destroy, Violent rains è un disco proiettato verso l’esterno, sia musicalmente che dal punto di vista lirico, un lavoro che parla di battaglie da affrontare, e anche se a volte si può perdere, ricordate, Amandine ed Hélène, che affrontare i problemi uscendo da una solo apparentemente sicura campana di vetro è già un ottimo inizio. Continuate per questa strada!
Label: No Emb Blanc Records
Voto: 8