Pubblicato da Alessandro Violante il luglio 8, 2015
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Descrivere a parole un album di Maurizio Bianchi, da molti considerato una delle voci più importanti e influenti della storia della musica industriale (ma, si potrebbe aggiungere, della musica nella sua globalità), non è mai facile, e parlarne in termini semplicistici, legati alla ricerca all’interno del suono cacofonico, può certo essere stucchevole quanto ovvio.
Per parlare di un lavoro difficile, ostico e complesso come Tridecacofonia, il nuovo capitolo del musicista industrial noise, questo per la Raumklang di Dirk Geiger, non si può prescindere da un veloce ripasso storico, ma soprattutto concettuale, che affonda le sue origini in quelle della musica elettronica, e ancor prima in quelle del graduale quanto importante cambiamento che la musica tutta conobbe agli inizi del XX secolo con l’introduzione del concetto (musicale e più propriamente di rottura degli schemi allora precostituiti) di atonalità.
Per capire l’importanza di Maurizio Bianchi è infatti importante concentrarsi sulla reale forza della spinta propulsiva che scardinò la materia musicale ottocentesca, matematicamente perfetta dal punto di vista strutturale quanto armonico. MB non è nient’altro, e scusate se è poco, se non l’ultima emanazione di un percorso di ricerca durato più di un secolo, teso al ripensamento dei confini musicali, del modo di concepire la musica, del modo di realizzarla.
Tridecacofonia comincia lì dove si interrompe il pensiero di Arnold Schoenberg, nota influenza del musicista, e cerca di porsi ancor più avanti, verso un superamento della dodecafonia, fondamentale concetto progenitore di qualsiasi forma di musica elettronica e, ancor più, di tutta la musica moderna basata sulla ripetizione ritmica di strutture seriali. Dal concetto di serialismo integrale di Pierre Boulez a quello di un superamento cacofonico della dodecafonia, una tridecacofonia, il passo è più breve del previsto. In questi otto lunghi brani, nei quali sono compresi dei remix certamente più legati al panorama tedesco in ambito industrial noise rispetto alla musica del Nostro, che questi generi li scavalca in un’ottica più generale (e quindi di comprensione più difficile), troviamo sei lunghi flussi sonoro-concettuali, che li si preferisca chiamare droni o landscapes noise surreali, che affrontano il concetto da più punti di vista differenti.
In alcuni di questi, come in Cacomorphose e, in generale, nella seconda metà dell’album, l’ascoltatore trova con più facilità il ritmo interno/intimo della composizione, Caron Demonio che permette di muoversi con relativa sicurezza all’interno di un album particolarmente ricco di idee e di spunti di riflessione, che talvolta appaiono particolarmente fuorvianti, tradotti in sequenze lancinanti di cacofonici suoni lisergici e mentali, nonostante la loro apparente fisicità.
The thirteenth note è il miglior esempio di ricerca del superamento delle barriere costruite dai predecessori dell’artista, comunicazione tra suoni e mondi differenti, a volte incomprensibili poichè ancora in gran parte inesplorati. Si tratta del miglior modo in cui MB riesce ad esprimere la ricerca dello slancio che permetta alla musica elettronica di superare ancora una volta i propri confini strutturali (e, soprattutto, concettuali). A prestare attento ascolto a quanto qui proposto, è possibile individuare una vaga serialità che definisce un ritmo interno di matrice lisergica, astrale, lontana da quanto sin qui esplorato in musica, volutamente filosofico e distante.
Serial cacophony segue la stessa direzione, proponendosi come un episodio meno “esplosivo” ma fortemente evocativo, di matrice ambientale, un episodio sulfureo che conosce la sua ideale controparte nel più distante e apocalittico, nonchè freddo come l’acciaio, remix operato da [rotten:burg].
Forse ancor di più, The achromatic scale manifesta, insieme al remix operato da Myeyesgrowdarker, la differenza di vedute tra i due artisti: il primo crea un episodio fortemente ambientale ed evocativo, di sopraffina matrice sonora e concettuale, che si focalizza su concetti complessi e non facilmente descrivibili all’ascoltatore meno interessato alle teorie dei maestri della musica primonovecentesca, mentre il remix è più vicino al suono vigente oggi, in cui una sorta di ritmica fa capolino e conferisce al brano una maggiore riconoscibilità e un maggior senso di compiutezza.
Anche le restanti Atonality e, soprattutto Motivic envelopments, seppur nella loro complessità, esplorano la totalità della gamma sonora-cacofonica con un gusto per la sperimentazione davvero elevato e con un’attenzione verso la pulizia e la definizione di un suono in apparente costante evoluzione, ma che, anche in questi casi, segue una propria ritmica interna non sempre facilmente identificabile.
MB si dimostra, anche in questa sede, un artista che ha ancora molte frecce al suo arco e che, soprattutto, non è mai domo ma, al contrario, sempre interessato, più che ad un suono industriale che gli appartiene in maniera ormai marginale (come una gabbia scomoda), all’evoluzione concettuale, prima che musicale, della musica elettronica, o comunque della musica nella sua totalità. Tridecacofonia non è quindi un album di musica industriale strictu sensu, ma una nuova pagina nella storia dell’evoluzione della musica, più vicino a Schoenberg e ai suoi successori che agli esponenti dell’industrial noise.
Label: Raumklang music
Voto: 8