Ghost actor – Unfold

Pubblicato da Davide Pappalardo il dicembre 23, 2014

ghost-actor-unfoldI Ghost Actor vengono da Vienna e sono un duo composto da Mahk Rumbae e Corina Nenuphar, musicisti austriaci già all’attivo rispettivamente con Konstruktivists e Oppenheimer MkII il primo e con Suicide Potion / Vile Oblique la seconda, band dello spettro elettronico / industriale più sperimentale. Non stupisce, quindi, che anche questo progetto si muova su coordinate non certo usuali o facili, scegliendo di mischiare ambient, elettronica minimale e pop sperimentale in un suono notturno ed evocativo di non facile approccio, per il quale possiamo parlare di “ostica delicatezza“.

Unfold è il loro debutto pubblicato dalla Aufnahme + Wiedergabe, etichetta che dovrebbe suonare familiare a chi già segue certe sonorità; questo presenta un’interessante commistione tra dark ambient e pulsioni synth pop / minimali adatte ad un ascolto intimo e meditativo. Si parte con la lunga Margin in cui un drone ossessivo fa da base su cui si stagliano colpi di batteria elettronica dilatati in un loop continuo, a cui presto si accompagnano bass line distorte in un andamento opprimente e solenne; abbiamo poi un’aggiunta progressiva di elementi ritmici controllati in una struttura ad orologeria che cresce d’intensità fino all’introduzione della voce femminile eterea e ricca di effetto che porta l’elemento umano, pesantemente manipolato, nel contesto altrimenti alieno.

Forbidden ci accoglie con pulsioni marcate che si organizzano su suoni tetri e cadenzati, presto compagni della voce quasi trip hop di Corina, in una strana atmosfera acida e onirica che ci porta in un sogno distorto; non manca anche qui l’aggiunta progressiva di ritmiche ed effetti in una struttura in crescendo meccanico che si delinea come modus operandi del songwriting dei nostri. Non, quindi, la danza frenetica o l’entusiasmo emozionale è l’obbiettivo dei nostri, i quali operano nell’ombra tenendosi dall’altra parte dello spettro sonoro ed emotivo in un mondo interiore fatto di paesaggi allo stesso tempo lisergici e atavici, facendo da colonna sonora ai dormiveglia più estranianti e tormentati.

La title track porta in superficie l’anima più industriale della band accogliendoci con suoni da vento di bonaccia a cui si abbina la drum machine sempre cadenzata e sotto controllo e le vocals della cantante che, per contrasto, piene di anima (per quanto oscura) instaurano andamenti striscianti. I suoni proseguono senza mai perdere la calma o accelerare in una tensione sonora tenuta sotto la pelle, arricchita da tristi melodie di synth che trovano uno sfogo più epico dal quarto minuto e venti in poi.

La conclusiva Surrender gioca più sulle distorsioni siderali in uno stile più vicino al rhythmic noise e al minimal d’annata conoscendo, solo dopo il secondo minuto, l’introduzione della voce femminile, caratterizzata dal solito andamento notturno e collegato ad atmosfere soavi, ma allo stesso tempo non rassicuranti e cupe; l’ascoltatore più smaliziato penserà ai Dive e agli Absolute Body Control e, di sicuro, quanto suonato non sconvolge quanto detto da anni in questo campo, ma comunque il songwriting dei nostri tiene il tutto su coordinate più che competenti, giocando sempre su una tensione “tenuta al guinzaglio” che non viene mai fatta esplodere ma, anzi, rimugina, si consuma, implodendo in sè stessa in un corridoio di specchi e loop dilatati che raggiungono connotati cosmici.

Un lavoro forse non per tutti, rituale ed ossessivo nei suoi movimenti suadenti e ripetuti ad oltranza, fatti più per creare uno stato di trance ipnotica piuttosto che per esaltare o ricevere una risposta dall’adrenalina immediata; di sicuro, chi è amante delle sonorità oscure e minimali più intime, ha qui pane per i propri denti.

Label: Aufnahme + Wiedergabe

Voto: 7, 5