Pubblicato da Alessandro Violante il dicembre 21, 2014
La sua caduta e la sua ascesa. La storia di come, nell’alienazione della metropoli, una persona, dalle cadute, impari a diventare più forte perchè l’importante non è non cadere mai, ma trovare la forza di rialzarsi. Questo è il macrotema dell’Her fall and rise E.P. di Hante., il nuovo side project di uno dei nomi più prolifici e interessanti di questi ultimissimi anni in ambito minimal synth, Hélène De Thoury, già mastermind del fu-progetto Phosphor e 1/2 delle Minuit machine.
Cominciamo dicendo che questo è un lavoro molto personale in cui la musicista francese trasmette, nelle sentite trame melodiche più o meno oscure e minimali così come nelle ritmiche talvolta più lente, talaltra più veloci e groovy, che la diegesi di questi sette brani non è rappresentata dalla sua voce, fredda, stentorea e ridotta all’osso, quanto dalla sua tastiera. I testi sono brevi, ripetuti e semplici, mentre la bontà del lavoro è da ricondurre soprattutto alla bontà delle soluzioni melodico / ritmiche adottate e a ciò che, con una chiarezza disarmante, queste riescono ad esprimere e a comunicare all’ascoltatore. Una produzione eccezionale di chiaro riferimento anni ’80 fa il resto, rendendo questa musica ancora più cinematica. Tutto suona alla perfezione: i ritmi, le tastiere e la voce parlano la lingua dell’anima e dei suoi innumerevoli stati.
A fronte di episodi più misurati e riflessivi ma altrettanto belli e interessanti come l’opener Falling from grace e Damages, ma gravidi dal punto di vista emozionale, One more dance è insieme metafora del ballo come rituale contro il destino e, in generale, momento più distensivo, in cui la struttura si trasforma in un 4 / 4 dinamico ed altrettanto evocativo. Beyond the waves è un altro episodio in cui il synth fa da padrone tessendo pregevoli trame melodico-emozionali. Arriviamo così ad uno degli episodi più belli del disco, per cui è stato girato un videoclip, The storm, un brano segnato da una ritmica lenta e trasognante, uno tra i più personali, che utilizza la metafora della tempesta come motore di cambiamento. Immediato è il paragone con la metafora dell’annegamento in Bill Viola. Gli elementi naturali e non sono il motore del mutamento di pelle. Qui la musicista trova una sorta di propria serenità nell’oscurità che pervade il suo pezzetto di terra, parte di un qualcosa di più grande impossibile da scorgere nella sua interezza, ma del quale ci si sente parte. E’ la storia dell’araba fenice.
Si prosegue con l’unico brano cantato in francese ma, anche in questo caso, pesantemente concentrato sulla musica piuttosto che sui vocals. Qui c’è una ritmica molto groovy e veloce, un brano che figurerebbe molto bene nelle dancefloor alternative di genere, anzi, uno dei più belli che si possano ascoltare, contraddistinto da una melodia di grande qualità e molto emozionale che evidenzia una Hélène più volitiva. Chiude l’E.P. This morning of september, un episodio lento e carico di emozione caratterizzato anche da una ottima performance vocale.
Her fall and rise di Hante. è un lavoro che, seppure nella sua brevità (è pur sempre un E.P. e ci auguriamo che ne segua un full length!), ci fa capire come la musicista abbia delle eccellenti doti di songwriting, un gusto assolutamente non banale per la melodia e per il ritmo e un sereno (speriamo ci faccia passare quest’ossimoro con la sua musica!) futuro musicale davanti. Un gran colpo anche per la Stellar Kinematics.
Label: Stellar kinematics
Voto: 9