Pubblicato da Alessandro Violante il marzo 16, 2014
Alle origini della materia sonica e del modus operandi della prima musica industriale, i romani Dbpit e Xxena, musicisti / artisti dalla comprovata esperienza, all’interno di un collage di sei spaccati, presi in prestito da lavori differenti lungo un arco temporale che va dal 2011 al 2013, riesumano una lezione mai sopita, portata all’attenzione del grande pubblico dopo la collaborazione con il decano italiano Maurizio Bianchi, il maggiore artista italiano nell’ambito dell’industrial music. Sei suite caratterizzate da sonorità rarefatte, tempi scanditi lentamente come in un oscuro rituale psico-musicale, utilizzo di samples come nella migliore tradizione del genere (frutto diretto dell’ispirazione che venne data da una personalità come quella di W. S. Burroughs), vocals declamatorie che seguono e che impongono una marzialità che affonda nel genere del dark ambient, di cui Bianchi è il maestro. Sei brani sulfurei che affondano la loro maggiore ispirazione nelle viscere più profonde della terra, lì dove neanche il suono sembra arrivare. E così, questi episodi rappresentano il ponte tra il mondo degli uomini e la sua controparte sotterranea, il riempimento del gap tra uomo e mondo, ideale colonna sonora per la celebrazione di questo ricongiungimento. Esemplare è l’andatura del battito in Chicken dust (alt. version) che accelera di pari passo all’accelerazione del ritmo cardiaco in un momento particolarmente concitato. C’è spazio anche per della prosa concettuale in Baci rubati, che lascia aperto il circuito dell’interpretazione del messaggio, e per le atmosfere spettrali-improvvisative nella conclusiva Miserable butterfly. Un lavoro d’altri tempi, una musica viscerale, che dà il meglio di sè all’interno del contesto audiovisivo di una stanza buia. Collage di sensi, qui ciascuno può trovare la sua via personale alla comprensione del messaggio degli artisti.
Label: Self released
Voto: 8