Pubblicato da Alessandro Violante il marzo 6, 2014
Undici anni dopo l’ultima release dei D.A.F, acronimo del duo Deutsch Amerikanische Freundschaft, trentun anni dopo il suo ultimo disco solista, Gabi Delgado, protagonista assoluto della prima ondata di quella che poi verrà chiamata come electronic body music o EBM, senza dimenticare tutto quello che venne prodotto prima di Alles ist gut, torna con un disco molto atteso, dal titolo emblematico 1. Che voglia rappresentare un nuovo inizio? Ci vuole una certa ricchezza di idee per arrivare nel mercato della musica odierna presentando diciotto brani che non suonino banali o fuori tempo massimo, specie quando la direzione è la musica da ballo, in particolar modo la house e la techno teutonica. Detta così potrebbe sembrare piuttosto banale o riduttiva, ma la sua grande esperienza non ha perso lo smalto di un tempo e, anzi, gli ha permesso di acquistare nuova luce. Sonorità retrò, curate all’inverosimile, si riflettono in diciotto potenziali hit da club, concluse da due remix, uno di Eisbrecher neumischung e uno ad opera del progetto In strict confidence. Quello che si avverte è una forte volontà di rappresentare il sound tedesco attraverso i testi, cantati nella lingua madre dell’artista, e soprattutto i suoni legati ad un electro degli anni d’oro, che ancora oggi trova costantemente nuova linfa vitale. Pur trattandosi di musica per i corpi riletta attraverso i beat del dancefloor (una dancefloor estremamente antitetica rispetto a quella cyberpunk), i testi sono altrettanto importanti nella miscela, tanto da trasformare le tracce in brani della tradizione europea, quella legata alla prima scena techno europea e ai suoi pionieri, in molti casi oggi naufragati verso altri lidi, verso altre sirene. Come un orologio svizzero, il nostro scandisce metronomicamente un lessico legato ai sogni e alle idee della prima musica EBM: la focalizzazione sulla fisicità (e quindi anche sull’identificazione sessuale) fece poi da apripista allo sviluppo su larga scala di un certo tipo di estetica, che poi diede i natali a tutto quello che ne conseguì. Forse oggi Delgado non è più il pioniere di un tempo, le sue idee sono state rivedute e corrette dai suoi successori, ma la classe che contraddistingue questi brani lo rappresenta nuovamente come un giocatore di assoluta importanza nella creazione di ottima musica, ieri come oggi, senza che il tempo abbia scalfito la sua visione della partita. Inutile dire, inoltre, quanto il cantato in tedesco si sposi magnificamente con la fredda precisione metronomica delle prime sonorità ballabili. Nonostante ciò il platter non è attraversato unicamente da treni che viaggiano alla stessa velocità: è possibile trovare anche idee che rompono la matematica del beat in accenni di ritmi spezzati che donano maggiore dinamicità ad un lavoro che di certo non vi farà stare fermi. Un graditissimo ritorno, una lezione di elettronica in grande stile, di grande classe.
Voto: 8
Label: Golden core